MUSICA

Lindbergh - Lettere da sopra la pioggia

Ivano Fossati

recensione

Charles Lindbergh, il famoso trasvolatore atlantico che con il suo apparecchio, lo "Spirit of Saint Louis", il 20 maggio del 1927, primo uomo al mondo, raggiunse Parigi da New York, dà a Fossati il pretesto e l'ispirazione per scrivere questo album intimo, apparentemente leggero, ma pieno di aspre picchiate e di loop arditi.

Perché Lindbergh? Perché questo è un album di piccole grandi storie di persone comuni, di minuscole pedine in attesa degli eventi, di sentimenti, di paure, di rassegnazione, ma anche di speranza, di orgoglio, di ribellione, di senso di appartenenza, di volontà, esattamente tutto ciò che racchiudeva in sé quel piccolo uomo che a bordo di un aereoplano di legno e tela, instabile e fragile, solo, tagliato fuori dal mondo, sospeso sopra l'oceano, in balìa del vento, della stanchezza, del sonno, del buio della notte, dei possibili guasti, in quasi 34 ore di volo ininterrotto raggiunse la meta, tra lo stupore del mondo intero.

Già il sottotitolo, "Lettere da sopra la pioggia", ci fanno intuire un mondo tempestoso, lì sotto le nuvole, ma per ogni uomo che lancia un pensiero, che scrive una lettera da "sotto la pioggia", ci sarà sempre un altro uomo che ha deciso di uscire dal solco già segnato e di sollevarsi dal pantano, un uomo che leggerà quella lettera da "sopra la pioggia".

Ed ecco allora il dipanarsi di piccole storie spesso di donne e uomini soli, di accenni di vita, di attese di un destino inevitabile e già scritto da altri, ma da affrontare a testa alta strappandogli anche l'ultima goccia di succo, storie di ribellione, di disincanto, di lotte impari, ma che bisognava affrontare ed affrontare a testa alta.

E' questo il filo sottile che lega i brani dell'album, targa Tenco come miglior album del 1992, ma sullo sfondo c'è, e non poteva mancare, anche il tema della guerra, quella del Golfo, la prima guerra mediatica entrata nelle nostre case, la guerra che si intreccia anche con la Sicilia e con la mafia, in uno strano gioco del destino. L'album era già uscito, ma tra maggio e luglio del 1992, vennero uccisi in maniera atroce Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Lindbergh è, in un certo qual modo, la continuazione di Discanto, di un discorso fossatiano che era già iniziato con "700 giorni" e toccherà il suo culmine con "La disciplina della terra", un'opera di ricerca sia musicale che letteraria via via sempre più criptica e complessa, ma densa di contenuti per chi ha voglia di scavare. Album non facile, ma pieno di tesori per chi riesce a scovarne la chiave...

Dicevo che è un album di storie di gente semplice e la arcinota "Canzone popolare" che apre l'album ne è, in qualche modo, il manifesto. Pur essendo stata utilizzata come inno politico, di politico ha poco o nulla ad ascoltarla o solo a leggerne il testo.


LA CANZONE POPOLARE

Ritmica esplosiva in netto contrasto con tutto il resto dell'album, una sorta di "Inno trionfale", il senso di appartenenza, della consapevolezza di sé stessi, della solidarietà...

Forza, solleva la testa, che sta suonando la canzone popolare,

«se c'è qualcosa da dire ancora ce lo dirà, se c'è qualcosa da imparare ancora ce lo dirà...»

...della condivisione dello stesso destino...

«sono io oppure sei tu che hanno mandato più lontano,
per poi giocargli il ritorno, sempre all'ultima mano...»

dei luoghi comuni, dei vestiti tagliati e cuciti addosso ad una persona, del giudizio spesso impietoso degli "altri"...

«Sono io oppure sei tu la donna che ha lottato tanto perché il brillare naturale dei suoi occhi non lo scambiassero per pianto?»

...del passare inesorabile del tempo, del velocizzarsi esponenziale dei minuti...

«Sono io, sono proprio io, che non mi guardo più allo specchio
per non vedere le mie mani più veloci né il mio vestito più vecchio...»

...ma anche dell'orgoglio e della dignità nei confronti del destino...

«E prendiamola fra le braccia questa vita danzante,
questi pezzi di amore caro, quest'esistenza tremante
che sono io e che sei anche tu,
che sono io e che sei anche tu....»


LA BARCA DI LEGNO ROSA (un gran mare di gente)

...e l'aviatore vola, vola sul mare, si sporge dalla carlinga, ma è un mare strano, una mare di gente, la vita, il tempo...

...e sull'acqua scivolano leggere barche piene di umanità diversa e così uguale: troviamo il pescatore che vive del suo lavoro, giorno dopo giorno, immutabile e immutato, il tempo scandito dallo sciabordìo dell'onda sullo scafo, e ancora una barca di operaie che cantano assieme ai loro bambini ed un'altra ancora con un assassino e il suo gendarme, prigionieri entrambi dello stesso destino, incatenati assieme per la vita e laggiù un'altra barca, la barca di chi, un tempo dominatore, oggi è dominato dalla vita...

«Passa una barca tagliata a metà
con mezzo capitano e mezzo motore che non va
e mezzo marinaio, mezza faccia sorridente,
che ha perso l'anima e non ha sentito niente
in mezzo al mare, l'anima in mezzo al mare...»

...laggiù un'altra barca con una sposa raggiante, ma il tempo passa inesorabile anche per lei: il futuro è già presente, il presente è sopravvivere giorno dopo giorno, è afferrare oggi ciò che la vita ti offre...

«e la sposa è bella quasi come in una favola,
bambini giù dal letto, bambini tutti a tavola...
..che il tempo - tac - il tempo non ci aspetta,
il tempo - tac - non ci rispetta
e corre disperato, disperato come un cane,
ma oggi c'è da mangiare perfino per chi ha fame
in questo mare, di gente questo mare....»

...e l'aviatore solitario solleva lo sguardo e pensa....

«Ah, se potessi raccontare tutto quello che vedo e sento
dall'orizzonte di questo cielo che picchia giù nel mare
e in questa notte cieca di luna e te se stai ad ascoltare....»

...l'atmosfera si fa tranquilla, arpa e contrabbasso per poi riprendere ritmicamente e dissolversi, onda dopo onda...


SIGONELLA

...il vento sferza il volto di Charles, gli dà un senso di euforia, di invincibilità...
...l'aereo, ah, l'aereo...
...l'aereo è libertà, l'aereo è pace, l'aereo...

Uno dei brani più belli dell'intero album.

«Mi piacciono tanto gli aeroplani quando alzano il muso da terra,
non mi hanno mai fatto paura,
solo certe ali nere di certe macchine per la guerra
mi fanno chiudere ancora gli occhi e ancora il cuore...»

Un'atmosfera rarefatta, cinguettii di uccelli su uno sfondo appena accennato, precedono questa declaratoria tanto bella quanto terribile ed incombente, come terribile ed incombente è il testo di questa lettera scritta "sotto la pioggia" in cui traspare amore e dolore per la Sicilia, per una terra dove

«non c'è profumo di melograno e non c'è arancio che sia veramente in fiore»

un'isola che

«è un vulcano dove non passa la paura, come da noi cambia una stagione».

E' da questa base militare americana che si alzano in volo i bombardieri dalle ali nere, che fanno tremare l'aria nella notte, ma questa è anche la terra del vulcano e della mafia, una terra dove si respira paura...

«Qui se accendessero le luci e riabbassassero le luci
ci troverebbero tutti in piedi con gli occhi aperti qui,
Qui se si alzassero gli orizzonti e riabbassassero gli orizzonti
ci troverebbero a pregare....»

...ma la speranza, la speranza è sempre lì, una scintilla ancora accesa nella mente di ogni donna e di ogni uomo...

«se si alzasse la speranza che come gli aeroplani può volare,
se questa terra smettesse di tremare,
perché trema l'aria come tremo io, tremano i vetri in camera mia,
tremano le parole della mia povera calligrafia,
se si rialzasse la speranza che come tutti quanti può volare,
se questa terra smettesse di affondare....»

...e torna l'atmosfera rarefatta, appena accennata da note di piano su una base di conga...

...ah, se l'aereo fosse solo libertà, pensa Charles, mentre cabra verso est...


LA MADONNA NERA

Charles, getta un'occhiata verso un paese, le case come di un presepe, una chiesa ed un mare di gente....

Ah, la pazzia dell'uomo che fa di simboli eterei come i santi che sono piume di pensiero, delle statue ingombranti e pesanti e più grandi e grevi sono, più sembrano acquisire importanza...

Una processione, una delle tante, ma questa volta, la Madonna Nera, portata a spalla dai penitenti, s'impantana nel terreno... Disperazione, mani nei capelli, persone inginocchiate come non fosse un simbolo, ma la Madonna stessa ad essere caduta nel fango....

Il ritmo è frenetico, le parole si succedono come un fiume in piena, quasi a sottolineare l'urgenza del salvataggio di un simbolo di fede, quasi fosse un essere in carne e ossa...

E accorrono tutti, il sindaco, i sacrestani, il coro della chiesa, i ferrovieri e tutti a spingere e a tirare, imprecando, sudando, gridando sotto il sole fino a che, alle 10 di sera, gli sforzi vengono coronati....

...ma la fede spesso negli uomini rischia di mettere in secondo piano gli altri aspetti della vita e c'è lei, a casa, che attende il ritorno del suo uomo...

«Io penso a te, inclinata sulla scrivania con davanti una rosa che sarà la mia, appassita mia.
Poi penso a me che fra andata e ritorno, tutto il santo giorno, un'ora per mangiare, un'ora per dormire
tutti i santi giorni, tutto il santo giorno, tutti i santi giorni, tutto il santo giorno...
...e così sia.»


IL DISERTORE

...e da "sotto la pioggia" arriva a Charles un'altra lettera, secca, che non ammette repliche...

La canzone e' stata scritta da Boris Vian nel 1954 e la traduzione, molto fedele, è di Giorgio Calabrese. Boris Vian, classe 1920, era un personaggio quanto mai atipico. Laureato in ingegneria, ma scrittore di romanzi e di poesie, appassionato di jazz, amico di Duke Ellington e di Miles Davis, ma anche compositore di canzoni popolari, rivoluzionarie per la Francia di quegli anni, che furono portate poi al successo da grandi voci della canzone francese come Juliette Greco. Le déserteur è la sua canzone più famosa. Scritta durante la guerra francese in Algeria gli provocò non pochi problemi e fu a lungo censurata. Il testo ricorda i brani di Georges Brassens, secchi e diretti, basti ricordare "Delitto di Paese" o "Marcia nuziale" cantati da De André, e l'arrangiamento di Fossati è per sola chitarra e voce.

Poco da dire sul testo, una lettera da "sotto la pioggia", una lettera al Presidente per dire che no, lui non obbedirà al precetto e non andrà a fare la guerra. I genitori morti durante quella terminata da una manciata di anni, una moglie che non ha aspettato il suo rientro dal fronte, la consapevolezza che...

«...io non sono qui, Egregio Presidente,
per ammazzar la gente più o meno come me...»

Fabrizio De André diceva in, "la guerra di Piero":

«...e mentre viaggiavi con l'anima in spalle, vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore, ma la divisa di un altro colore....»

Non notate sorprendenti affinità?

E allora, cosa rimane ad un uomo chiamato alle armi che non crede nella guerra e non vuole ammazzare i suoi simili? La diserzione, ovviamente, e la fuga da mendicante per le strade di Francia e di Spagna e cercar di convincere più persone possibili a fare la sua stessa scelta...

«Per cui se servirà del sangue ad ogni costo,
andate a dare il vostro, se vi divertirà
e dica pure ai suoi, se vengono a cercarmi,
che possono spararmi: io armi non ne ho....»


MIO FRATELLO CHE GUARDI IL MONDO

...e Charles pulisce gli occhiali e il vetro della carlinga. Il paesaggio sotto di lui è arido, immutabile a perdita d'occhio, nessun rumore oltre al rombo delle eliche....

Questo brano, totalmente acustico, è un piccolo cammeo, colmo di un senso altissimo di solidarietà, un inno alla fratellanza, una mano tesa verso tutti gli uomini a cui la vita ha ingiustamente rubato qualcosa, qualunque cosa...

«Mio fratello che guardi il mondo
e il mondo non somiglia a te,
mio fratello che guardi il cielo
e il cielo non ti guarda....»

Ma basterebbe un gesto, un segno di buona volontà per allargare quel solco già tracciato, magari appena accennato nei nostri cuori...

«Se c'è una strada sotto il mare
prima o poi ci troverà,
se non c'è strada dentro il cuore degli altri
prima o poi si traccerà...»

E tutti noi siamo emigranti, vissuti nella speranza di un'eguaglianza che forse non abbiamo trovato, tutti noi abbiamo vissuto in Paesi lontani carichi di questo desiderio di giustizia e forse siamo morti in quegli stessi Paesi senza raggiungerla mai...

«Sono nato e ho lavorato in ogni paese
e ho difeso con fatica la mia dignità,
sono nato e sono morto in ogni paese
e ho camminato in ogni strada del mondo che vedi...»

...ed in lontananza il rombo di un tuono o forse un'esplosione o forse ancora la risacca del mare, di un mare che questo fratello non vedrà mai, un mare così lontano come il desiderio più irrealizzabile...


NOTTURNO DELLE TRE

...la notte è scesa improvvisa, gli occhi si fanno più attenti, il rumore dei motori è più cupo, quasi ovattato, in basso si vedono le luci fioche di una qualsiasi città....

Canzone quasi d'amore, quasi di disperazione, quasi di sazietà, quasi d'attesa, quasi d'addio, difficile da leggere e da interpretare, pur nella sua apparente semplicità di linguaggio.

Musica argentina, un tango giocato tutto in punta di dita...

Un incontro nella notte, un arrivederci, forse un addio, con un uomo appagato, forse ancora ardente, e una donna perfettamente sicura di sé, forse indifferente.

...e mentre lei si allontana nella notte e lui la immagina che si specchia in una vetrina illuminata, la consapevolezza che...

«...tutta la gente non sa dietro quale segreto,
dietro quale divieto si perde una notte così,
tutta la gente non sa dietro quale dolore,
se dolore c'è, quando son quasi le tre....»


POCA VOGLIA DI FARE IL SOLDATO

...e sorge il sole...
...in una stanza qualunque di una casa qualunque, sotto la pioggia, un ragazzo scrive una lettera al suo amore...
...ha appena ricevuto l'ordine di partire per la guerra....

Un'altra canzone dallo spirito popolare, non lontana, da quelle della tradizione alpina, se mi passate l'ardito accostamento....

Al piano acustico, si unisce poi una sezione di violini e nel finale un bell'assolo di flauto dolce...

«Garbato amore mio, ti voglio anch'io e me ne devo andare:
che poca voglia di fare il soldato, io sono nato per stare qui...»

...una guerra voluta da altri, per interessi di altri, che quella guerra non combatteranno certo in prima linea....

«Se in questa guerra morissi anch'io, amore mio, non ti disperare
che in ogni posto lontano dal cuore c'è sempre un fiore che la guardia ci fa...
...garbato amore mio, ti dico addio che me ne devo andare:
che poca voglia di fare il soldato, io sono nato per stare con te...»


CI SARA' (Vita controvento)

...ma già il soldato è alle spalle, forse già controvoglia in cammino verso il suo destino...

E Charles pensa (che altro potrebbe fare solo lassù appeso al cielo?) che, se solo ci si potesse liberare dagli obblighi, dall'asservimento, se si potessero fare autonomamente le proprie scelte, se si potesse disegnare il proprio destino, anche a costo di affrontare i rischi, come sta facendo lui proprio in quel momento, di andare dritti contro il vento....

...e invece ci sarà chi, con l'arte suadente e subdola della persuasione, della seduzione, dei media, della religione, della carta stampata, ci convincerà della giustezza delle proprie idee, che non ci sembrava fossero esattamente le nostre, ma forse ci sbagliavamo, anzi no, sicuramente è così...

Ma ci sarà anche chi non si farà travolgere da questo vento insistente che spira sempre da un unico punto cardinale e lo affronterà a viso aperto, però attento, fratello, a non rimanerne schiacciato...

«..e in mezzo ci sei tu fratello, attento
a fare questa vita tutta controvento
e ci sarà, ci sarà,
e in mezzo ci sei tu e come la chiamiamo
l'incertezza che non passa e non passa la mano,
poi come si risolve questa perdita di dignità,
questa mancanza di felicità
sotto un cielo che non assolve
e questa porta di casa nostra senza novità?
...ma ci sarà, ci sarà....»


LINDBERGH

Il brano più bello di tutto l'album, appena sussurrato, come un pensiero, come un moto di orgoglio, come una presa di coscienza...

Siamo tutti piccoli esseri, ma padroni della nostra vita, simili, ma tutti diversi e ciò che per qualcuno è una semplice scelta di vita, ad altri può apparire assurda, impensabile, irrealizzabile...

...non è difficile alzarsi da terra soprattutto per chi nasce pesce con le ali, per chi aspira a sollevarsi da sotto a sopra la pioggia, il difficile è ritrovarsi da soli, senza un saluto, senza un sorriso da portare con sé, il difficile è volare verso le stelle e scoprire che lassù non c'era ciò che immaginavamo...

...ma le stelle, le aspirazioni, gli ideali, sono lassù, si possono vedere e seguire, consci di sé stessi e del proprio appartenere e, nonostante i pericoli e le disillusioni...

«..Dal mio piccolo aereo di stelle io ne vedo,
seguo i loro segnali e mostro le mie insegne
e la voglio fare tutta questa strada
fino al punto esatto in cui si spegne
e la voglio fare tutta questa strada
fino al punto esatto in cui si spegne...»

Alle 7 e 52 del 20 maggio 1927, Charles Lindbergh atterra con il suo "Spirit of Saint Louis" all'aeroporto parigino "Le Bourget"... Spegne i motori, si passa uno straccio unto di grasso sul viso per asciugarsi dalla brina e dal sudore, e scivola giù dalla carlinga. Si sgranchisce le ginocchia dopo quasi 34 ore ininterrotte di volo e si incammina verso la piccola folla incredula ed ammirata...

...ora, anche lui, come noi, sotto la pioggia....

Starless

Lindbergh - Lettere da sopra la pioggia








Lindbergh - Lettere da sopra la pioggia
Tracklist

  • 1. La canzone popolare – 4:23
  • 2. La barca di legno di rosa (Un gran mare di gente) – 5:43
  • 3. Sigonella – 3:36
  • 4. La madonna nera – 3:41
  • 5. Il disertore – 1:44 (Calabrese – Vian)
  • 6. Mio fratello che guardi il mondo – 5:08
  • 7. Notturno delle tre – 4:38
  • 8. Poca voglia di fare il soldato – 3:33
  • 9. Ci sarà (Vita controvento) – 4:43
  • 10. Lindbergh – 3:26
  • Testi e musica di Ivano Fossati

  • Musicisti:
  • Ivano Fossati: chitarra acustica, ocarina messicana, pianoforte, tastiere e voce
  • Mario Arcari: oboe
  • Maria Caruso: voce
  • Claudio Fossati: batteria e percussioni
  • Armando Corsi: chitarra classica
  • Trilok Gurtu: tabla, rullante e percussioni
  • Stefano Melone: tastiere
  • Beppe Quirici: basso elettrico e contrabbasso
  • Elio Rivagli: batteria e percussioni
  • Vincenzo Zitello: arpa celtica e tin whistle


la biografia di
Ivano Fossati