MUSICA

La pianta del tè

Ivano Fossati

recensione

"Il tuo viaggio è diretto verso la tua terra natia. Ricordati che stai viaggiando dal mondo delle apparenze verso il Mondo della Realtà."

Mi sono imbattuta per caso in questo aforisma Sufi e ho voluto incastonarlo sopra l'immaginaria architrave all'entrata (altrettanto immaginaria) del complesso mondo de "La pianta del tè".

Sicuramente di un viaggio si tratterà, come viaggi sono spesso ( ... o sempre ...?) gli album di Ivano Fossati. Inconfutabilmente sarà un viaggio verso "la terra natia", intesa come essenza, interiorità o anima, se volete, perchè è in questa "Terra" che affondano le nostre radici più profonde: qui potremo incontrare noi stessi, o costruirci un amore, con sofferenza, fatica e sudore; potrà colmarsi di solitudine se l'amore dovesse morire o ... sfumare e della quale conosceremo altri anfratti, se ci assalirà la paura dell'ignoto. La respireremo tornando a casa, nelle strade che ci hanno visto crescere e si son macchiate col sangue delle nostre ginocchia sbucciate.

Attraverseremo la "Terra negata" degli emarginati, dei diversi o di tutti coloro, di qualsiasi tempo, che son stati costretti a lasciarla per sopravvivere, portandosela sempre addosso, in realtà, come una seconda pelle.

Lungo la strada abbandoneremo orpelli e infrastrutture ... ce ne renderemo conto durante il percorso di quanto inutili possano essere e comunque non sarà un cammino agevole: dovremo farcela a piedi, spesso affrontando impervie salite, a volte scalzi su un sentiero cocente ed aspro.

Attraverseremo oceani e deserti ed anche se rifaremo questo viaggio decine di volte scopriremo sempre qualcosa di nuovo e di diverso: anagrammi infiniti che ci verranno svelati solo dalla nostra sensibilità del momento...


La pianta del té

Sonagli leggeri ... echi ... poi gli ovattati flauti andini a canne verticali di Una Ramos, assieme alle percussioni, segnano passi lenti che sembrano perdersi in spazi immensi: basta questo sapiente dosaggio di suoni per tratteggiare l'atmosfera dell'album.

... notte ... anche le cose che conosciamo bene cambiano il loro profilo; assumono connotati diversi ... la materia diventa ombra e l'anima prende il sopravvento. Se poi il paesaggio ci è sconosciuto l'effetto spiazzante si acuisce; saltano coordinate e punti fermi e, inconsapevolmente, ci rimettiamo in gioco: a questo punto o chiudiamo occhi ed orecchi, fuggendo, oppure ci prepariamo ad accettare qualsiasi evento, primo fra tutti il nostro stesso cambiamento.

"Come cambia le cose la luce della luna come cambia i colori qui; la luce della luna come ci rende solitari e ci tocca "

L'oscurità ci separa dagli altri e la solutidine diventa quasi tangibile, ma, più luminosa di qualsiasi luce, può indicarci la strada.

" ...come ci impastano la bocca queste piste di polvere per vent'anni o per cento e come cambia poco una sola voce nel coro del vento ..."

E' una nostra personale "via della seta" quella che percorriamo?

Che agganci può avere con quella impregnata d'umanità errante sin dai tempi dell'Impero Romano?

Sabbia ... che bevve speranze e si nutrì della sete d'avventura degli uomini è ancora lì, immutabile, per quanto sferzata dal vento .... cordone ombelicale che unisce l'Occidente all'India

"...ci si inginocchia su questo sagrato immenso dell'altipiano barocco d'oriente... "

India: per più d'una generazione di ragazzi ha rappresentanto il mito tangibile; sinonimo di interiorità e trascendenza ...

India: dove la miseria delle condizioni di vita era indirettamente proporzionale alla ricchezza di valori spirituali e dove il rapporto stesso con la morte e con la sofferenza era talmente estraneo e distante dalla nostra cultura da affascinarci...

Quale paese meglio dell'India può rappresentare un sagrato immenso, così lontano da noi da venir definito "barocco"?

E la sacralità del luogo ci schianta, fino a farci inginocchiare. Le nostre pene e la nostra stessa esistenza perdono senso davanti all'immensità del paesaggio immoto, spoglio ... costituito quasi soltanto da stelle basse. Lo sguardo si china verso terra, finalmente rivolgendosi all'interno ...

"E non è rosa che cerchiamo non è rosa e non è rosa o denaro, non è rosa e non è amore o fortuna non è amore"

Gocce di chitarra, accordi di mandolino appena percettibili impreziosiscono questo passaggio

Cosa stiamo cercando? Nè bellezza esteriore, nè danaro, nè amore... neppure la fortuna.. appesa lì in cielo, inafferrabile a meno che non sia lei a decidere di scendere a farci visita... ma

"Chi si guarda nel cuore sa bene quello che vuole e prende quello che c'è "

cerchiamo solo noi stessi, cercando di avere anche il coraggio di trovarci e di accettare quel poco che siamo..

"ha ben piccole foglie la pianta del tè. "

Piccole cose, che travolgiamo nel turbine della nostra corsa senza meta quotidiana ...

Piccole cose più pesanti d'una montagna, piene, come sono, di sogni, emozioni e sudore di mille uomini.......

Ah .. se ci soffermassimo un istante ad assaporarle forse riusciremmo a capire che sono parte di noi, delle nostre radici ....

Siamo stati costretti ad abbassare il capo per passare sotto l'architrave, ora possiamo addentrarci nel microcosmo dell'uomo, portandoci appresso la consapevolezza che il viaggio sarà maledettamente difficile.


Terra dove andare

"Lui si guarda intorno e non ha già più terra dove andare..."

Appunto .."terra": .. speranza ... lavoro ... radici ... identità ... in questo caso diventa un emblema. Non aver "più terra dove andare" significa non solo aver perduto le proprie radici, ma non aver neppure speranze. E' sospensione assoluta.

La musica ha la leggerezza e la semplicità di una filastrocca da bambini o di un ballo popolare, .. una giga: ritmico ed a spirale... una musica allegra e "senza uscita". In fondo le filastrocche altro non sono che verità profonde ben celate da un ritmo scherzoso e molto spesso non danno speranza ...

Ragazzo, proprio non hai spazio e neppure futuro, in questa società: solo diciottanni e già tagliato fuori!

"Così suo padre gli fa cenno d'aspettare e il sindacato gli fa segno di firmare lui si guarda il cielo, il cielo è un Comitato Centrale."

... e la società intera si gioca il futuro ....

"... lui si guarda i piedi e non ha scarpe adatte per continuare a ballare lui se guarda il cielo non ha santi a cui telefonare lui se guarda il cielo, il cielo gli fa segno di andare "

... il ritmo continua ... mentre tu continui a bussare a porte che promettono di aprirsi e non si apriranno...


L'uomo coi capelli da ragazzo

Qualche nota indecisa, spezzata di pianoforte apre il brano e basta la voce di Fossati per farci sentire la solitudine del "pazzo": parole strascicate, pronunciate con difficoltà. Trasmissione difficile tra due mondi che sembrano aver poco in comune .... altri schemi, altre regole ...

"L'uomo avrà quarant'anni e i capelli da ragazzo in mezzo al cortile tiene l'anima per sè "

E di un altro mondo si tratta: lui vorrebbe poterlo condividere, ma nessuno lo vede, nessuno vuole conoscerlo. Non è un uomo ... è un "pazzo"...

Nessuno è disposto a spiegargli cosa c'è di diverso in lui ... così rimane solo, dentro di sè, con le sue idee "spettinate", come i capelli d'un ragazzo ... i suoi ricordi senza volto

Qui il ricordo non è uomo e il più delle volte nemmeno donna qui è il tempo che sta seduto a mettere i numeri in colonna

... in un tempo immobile, mentre i giorni senza senso si susseguono ai giorni, imprigionato in quel cortile senza poter decidere la propria strada. Solo la mente può viaggiare e più il viaggio è lungo e lontano .. e bello ... più acuto è il dolore nel ritrovarsi lì di nuovo...

La pazzia spaventa ..... è lì, dietro l'angolo per ciascuno di noi e tremiamo solo all'idea di sbirciare oltre quell'angolo.... e il "pazzo" rimane chiuso fuori dalla nostra porta ...

"Così parlano del tempo di questo vento che porta via; e ancora del mare di questo bel mare di Lombardia che cresce attorno ai muri come seminato a grano quando d'estate canta e soffia qualche vapore lontano"

...... poter prendere il largo, spinto da quel vento lungo la corrente... Allontanarsi da questa chiusa sofferenza e vedere i vapori ... e poi ancora oltre ...

.... in camera ha un ritratto che si è fatto da sè.

...... se qualcuno lo ascoltasse e vedesse per un attimo con i suoi occhi ... e scoprisse il suo volto ....


La volpe

Altro brano dalle sonorità a spirale, senza capo nè coda, ma il ritmo è quello dei passi titubanti delle nostre paure più profonde e irrazionali... l'incognito che si affaccia ad ogni istante della nostra esistenza:

"Che sarà quell'ombra in fondo al viale di casa mia Sarà la luna fra le piante “malaluna” Sarà la luna fra le piante “malaluna” Sarà la luna fra le piante, ma la luna non è "

il nostro bisogno di trovar spiegazioni, di dare un volto all'imponderabile, per sentirci rassicurati.. In fondo sempre la speranza...

L'ombra ... sarà la morte o il dolore, ... o quella del nostro cane, di un amico ... Speranza... sarà l'amore che ritorna ... o "qualcosa" che scende a cercarci, come una volpe che, d'inverno, cerca il cibo più vicino ai luoghi abitati ..

E' come stare alla finestra... alle nostre spalle il fuoco d'un camino cerca di infonderci sicurezza, ma la nostra anima conosce la strada e non teme il buio e l'ombra. Chi la trattiene è la nostra parte cosciente, avvinghiata da sempre a tutto ciò che si vedere e toccare.

Percussioni e chitarre come velluto di notte e, a dare ancora più profondità al brano, uno splendido controcanto della De Sio...

"Sarà il mio amore che ha trovato la strada Sarà il mio amore che ha trovato la strada Come la volpe quando viene l'inverno sarà Come la volpe quando viene l'inverno ..... sarà ... "


La pianta del tè

Solo acustico! Puramente introspettivo ... quasi a darci fiato e sosta. Tempo alla mente per fare il punto rotta, uno sguardo indietro per ricordare chi siamo e da dove siamo partiti ... da un altopiano barocco, giusto? Abbiamo percorso poi sentieri di emarginazione, svoltato verso il timore dell'incognito ... ma, in fondo, sempre lì siamo... a capo chino, inginocchiati su un "sagrato immenso"

Quanta strada ancora ci attende?

... Tutta la vita ... ed altre ...


Questi posti davanti al mare

Treno che corre e, con lui, ci lasciamo dietro campagne e colline, assilli e fretta, città e paesi... corriamo verso il mare e già assaporiamo la sensazione dello sguardo che spazia all'infinito, oltre quella linea sottile d'orizzonte, dove il mare si mischia con il cielo diventando un tutt'uno: espressione massima di libertà e di incognito.

"...e anche il treno da Torino è un treno di pianura però dovrà arrivare però dovrà arrivare in questi posti davanti al mare con questi cieli sopra il mare..."

(Anch'io ho il mare sottopelle, e da sempre, al ritorno da qualche viaggio fuori città, attendo con ansia, quasi, il momento nel quale, dopo l'ultima curva, vedrò il mare.... Mi si aprirà davanti all'improvviso come un sospiro di sollievo, e lo sguardo si perderà, non più intrappolato da orizzonti fissi.....)

"... fin da Pavia si pensa al mare fin da Alessandria si sente il mare dietro un curva improvvisamente .............. il mare."

Estate. La riviera si popola di gente d'ogni luogo ... ed arrivano le ragazze, che sperano d'incontrare un nuovo amore o di rivedere l'amore portato dal sole l'anno prima, fuggite dalla città e dalla ruotine quotidiana, ognuna di loro si porta in tasca un piccolo sogno. Quante canzoni abbiamo sentito su questo tema? Centinaia? Eppure Fossati riesce a cogliere un'aspetto obliquo, defilato ed anche questa volta riesce a fare un viaggio "dentro" e

"le ragazze di Milano

che

han' passo di pianura...

offrono l'opportunità di parlare della "gente di riviera", quella con il passo abituato a bilanciare il beccheggio delle barche, abituato ad opporsi alle libecciate improvvise. Il mare rappresenta l'eterno movimento.

"E noi non ci sappiamo vestire e noi non ci sappiamo spogliare "

Non esistono stagioni precise, nei paesi di riviera ... Il tempo può cambiare all'improvviso e, spesso, in primavera o in autunno, per strada si vedono persone con vestiti invernali accanto ad altre in maniche corte ........ ed anche questo aspetto, se interiorizzato, scardina le poche sicurezze superstiti ....

"e noi non ci sappiamo raccontare quand'è il momento raccontare nei bar davanti al mare. "

Mare: compagno che parla, ascolta, ridimensiona e calma (lui, così vasto... così potente...), mentre i nostri occhi spaziano su quella distesa instabile. Ogni pensiero si placa e le parole sembrano non avere più molta importanza ......

...... e restiamo lì, anche d'inverno

" .... quando il vento raffredda a suo tempo ..... "

ricordando il passo sicuro della gente di pianura

Se lo dividono in 3 questo brano ed ognuno lo racconta a suo modo. Ivano Fossati, con le sue vocali lunghe come onde, ci culla come un amante... Fabrizio De Andrè, davanti al quale sempre ammutolisco, capace di piegare al suo volere il tempo della musica trasformando il verso in un quadro .... Francesco De Gregori, che da trent'anni ci racconta i "suoi incubi riusciti" con la voce da bravo ragazzo....

Tre interpreti eccellenti, ma l'anima è Fossati. E' lui "la gente di riviera", abituato ad annusare la salsedine nel vento, a sentirsi la faccia sferzata dagli spruzzi delle mareggiate, con il cuore che pulsa al ritmo delle onde che arrivano da lontano, portando con sè voci diverse, e lontano torneranno, portandosi appresso qualcosa di noi.


Le signore del ponte lance

"Ah, che bei foulard a coprire le guance belle signore che in piedi si sta belle signore del ponte-lance"

I bei tempi, lenti e luccicanti dei viaggi transoceanici ... che già la parola è lunga abbastanza .. la voce del cantore si carica di opulenza, di balli nei saloni ... gentiluomini che fumano il sigaro, signore elegantissime illuminate dalla luna e dallo sfavillio dei gioielli, mentre il transatlantico, lentamente, senza disturbarli, li conduce a

"... vedere la Francia che se ne va."

... sfumando all'orizzonte, dileguandosi come un sogno nella nebbia.... Quanto poco reale è questo mondo, ma ...... Ah! Che mondo ... privo di miserie e squallori, visto da lassù: dal Ponte Lance.

Sotto? ... i marinai... tutti italiani ... corpi forti, temprati dal mare e dal vento, ma così lontani da questo mondo...

No, i marinai non vedono certo fulgore e ricchezza; vedono solo acqua e l'ancora che sale in un porto per scendere nell'altro, da una parte all'altra dell'Oceano. Partiti da casa a vent'anni, quando torneranno?

"C'est un petite chanson sur le temps qui passe et le temps qu'on passe a courir la mer ....."


Chi guarda Genova

C'è di nuovo il treno nei flauti andini a segnare il ritmo del brano.

Quel treno amico che corre lungo tutta la costa aspra della Liguria e che tiene unita la gente mantenendo vive le radici del loro essere.

Ferrovia strana, quella sulla quale corre veloce. Gli fa percorrere chilomentri sotto terra per poi fermarlo direttamente in galleria, alle stazioni di Manarola e Riomaggiore, e per altri chilometri lo costringe a sferragliare a qualche metro dalle onde, regalando ai passeggeri scorci da sogno, lungo una traiettoria costretta dall'orografia del terreno.

Entroterra? Nessuno. E con una struttura del genere le genti si sono spalmate lungo quella sottile lingua di terra strutturalmente abitabile, rubando terra al mare, quasi, dov'era possibile, e lasciando che il mare entrasse nelle case ( che in qualche paese hanno la barca parcheggiata davanti ....)

Certo ...

"Chi guarda Genova sappia che Genova si vede solo dal mare"

inutile quindi aspettarsi

"di vedere qualcosa di meglio, qualcosa di più. di quei gerani che la gioventù fa ancora crescere nelle strade."

chi arriva dall'autostrada, di Genova può vedere solo i gerani ( ... siano essi piante o ragazzi, come gerani baldanzosi e schietti) e

"Un porto di guerra senza nessun soldato senza che il conflitto sia mai stato dichiarato"

il porto mercantile con le sue troppe vittime ancora oggi ...

Chi arriva da terra vede la Genova degli affari e dei professionisti ... ed ancora il treno che accoglie mattina e sera i pendolari che arrivano e se ne vanno e le piccole storie senza futuro e senza promesse di avvocati e commesse.

Una Genova che vive in corsa

"Senza un amore grande che debba ritornare uno di quelli che si aspettano per poi rinunciare."

Dove anche l'amore per le canzoni di Fossati sono solo lusinghe di un attimo ed

"Abbiamo tutti un cuore arido ed un orecchio al traffico ...."

.... e quando tace, finalmente, ricompare la vera Genova.... nel rumore del mare che entra fin nelle case e sembra

"che la nostra casa stessa riprenda il mare non ci possiamo sbagliare non ci possiamo sbagliare sono gerani e non parole d'amore.

fatti reali, non parole vuote, quelli che Fossati dedica alla sua città.

Sottolinea i suoi aspetti meno piacevoli e, con la scontrosità e la ritrosia di sempre, ci lascia solo intuire quale sia il vero volto di Genova... quello visto dal mare... che un po' somiglia al suo.

Dal giusto angolo d'osservazione (il mare) entrambi ci spiazzano: Genova Vecchia per la complessità delle strutture che si inerpicano sopra i flutti, con quelle case alte e strette come rande, colme di colori, divise ogni tanto da dedali di stradine; Fossati con i suoi versi da sfogliare come petali per scoprire nuove emozioni e sensazioni.....


La costruzione di un amore

"Sono gerani e non parole d'amore"

Cambio di rotta .. altro orizzonte che si apre nel nostro viaggio introspettivo ....

In fondo cosa c'è di più semplice del dire "Ti amo"? Si pronunciano quasi da sole, queste parole, regalate (rubando a De Andrè) al "primo che incontri per strada", svuotate di qualsiasi significato... ebbene, Fossati non le usa... preferisce i "gerani": i fatti, le sensazioni vive, prorompenti o dolorose, i sentimenti che ci scardinano il cuore o che ci avvolgono e ci consolano. Di amore ne troviamo tanto nei suoi testi, ma non è mai banalizzato ed è sempre poesia assoluta.

"Profumo
Quando c'è del buono
Campana nel mare "
( da "Unica rosa"

dedicata ad una donna che non fa più parte del suo presente -ma questo ha importanza?-, brano fatto di immagini e odori...

"Tu con la tua dolcezza
con il tuo volermi
sempre qui
non sai vedere mai
quando volerei
quando scoppierei. " ... da "La Realtà e Il Resto"

col barlume un amore già finito senza saperlo e che ormai tiene prigionieri.

"... l'amore che arriva senza ritegno
che arriva senza vergogna
a prendere e a strappare
che viene a violare..."
(l'impatto fisico di "Bellezza Stravagante")

"La ragazza lo sa
come non farmi dormire
la ragazza lo sa
e lo sapeva già bene
ancora prima di uscire "
.................... e di "Notturno delle tre" ...

"Stancami e parlami
abbracciami
guarda dietro le mie spalle
poi racconta
e spiegami
tutto questo tempo nuovo
che arriva con te. "
....... "Il Bacio sulla Bocca": amore nuovo che forse durerà poche ore, ma che riempie la vita e colora il mondo.

"Costruzione di un amore" è ancora un altro lato dell'amore; non è dedicata, non parla di una persona, anzi è come se l'altra persona non c'entrasse: Fossati parla del "suo" amore. Un angolazione estremamente "privata" che forse l'altro non conosce, non vede o non comprende.

E di costruzione certamente si tratta, perchè

"L'amore non è cosa che si può inventare ..."
("Riflessioni In Un Giorno di Luce Nera")

... Giorno dopo giorno, istante dopo istante, senza lasciare nulla al caso e mettendo il massimo dell'attenzione e di noi stessi in ogni più piccolo particolare ....

"La costruzione di un amore spezza le vene delle mani mescola il sangue col sudore se te ne rimane"

... è come costruire una Casa, partendo dalle fondamenta, anzi... scegliendo prima il terreno, con amore, sgombrandolo dai massi e dagli ostacoli che potrebbero in qualche modo precludere il risultato. Usando le mani nude perchè abbiamo bisogno di "sentire" questo amore che cresce.....

"...è come un'altare di sabbia in riva al mare ..."

... sacro e come tale lo proteggiamo e curiamo, ma sempre in pericolo: basta una risacca più profonda per farlo crollare su sè stesso ....

E' sensazione di precarietà che costantemente ci accompagna e ci pesa addosso come un macigno. La paura di perdere dentro di noi questo sentimento, di non provarlo più, all'improvviso ....

Intanto continuiamo a preparare questa grande festa celebrata ogni istante, assaporando il presente, certo, ma soprattutto preparandoci all'istante successivo che dovrà essere splendente e pieno; accantonando un po' d'amore anche

"per quando non ci sarà tempo di fare l'amore per quando vorrai buttare via la mia sola fotografia "

Incontenibile la nostra cattedrale cresce

"... si fa piú vicino al cielo come se dopo tanto amore bastasse ancora il cielo "

e sembra riempire tutto l'universo ....

Ci sembra un sogno, anche se costa fatica continua ...

"E sono qui e mi meraviglia tanto da mordermi le braccia, ma no, son proprio io lo specchio ha la mia faccia "

E se dovesse finire? Se all'improvviso il sentimento inebriante che proviamo dovesse scomparire?

"dopo si dice l'ho fatto per fare ma era per non morire .."

Cosa più dell'amore ci fa sentire vivi? Cosa riesce a riempire i silenzi più profondi, ad accendere di colori vivi e pulsanti le giornate più buie? Certo, se non abbiamo cattedrali da costruire le mani si rimarginano, il cuore si placa, possiamo riposare .. vivere per noi e non per quel sentimento che consuma, ma

"... quel che è peggio è che è tutto vero

perché .......

La costruzione di un amore spezza le vene delle mani ..."

...... e vorremmo ricominciare subito ....


Caffè lontano

Brevissima ... lasciata in sospeso da note accennate ...

Storia tratteggiata da poche parole che non spiegano, ma lasciano solo intuire

Davanti a questo caffè
quasi sempre troppo caldo
di poco zucchero
e di altrettanto amore
io ti penso.

Amarezza per una storia che sta finendo, forse è già finita .... amarezza per il nostro "altare di sabbia" crollato ...

Eppure ....

mi viene da pensare che
se chiudi gli occhi anche tu
nello stesso momento
puoi prendermi la mano.

... per sempre i ricordi avranno il sapore e la tangibilità del presente: sono parte del nostro essere. Come se , in realtà, nessuno dei nostri amori fosse veramente finito, morto ...

Ma nel "presente" le strade si dividono, malgrado noi ..... l'amore non chiede il permesso nè per arrivare nè per andarsene ....

Rosalba Crosilla

Pubblicato 2006

La pianta del tè








La pianta del tè
Tracklist

  • 1. La pianta del tè – 5:52
  • 2. Terra dove andare – 3:35
  • 3. L'uomo coi capelli da ragazzo – 3:37
  • 4. La volpe – 3:41
  • 5. La pianta del tè (parte seconda) – 3:44
  • 6. Questi posti davanti al mare (cantato con Fabrizio De Andrè e Francesco De Gregori)– 4:36
  • 7. Le signore del ponte-lance – 2:12
  • 8. Chi guarda Genova – 6:03
  • 9. La costruzione di un amore – 4:19
  • 10. Caffè lontano – 2:53
  • Di Ivano Fossati sia i testi che le musiche

  • Musicisti:
  • Ivano Fossati: tastiere, chitarra midi, chitarra elettrica, chitarra acustica, mandolino elettrico, cetra, pianoforte e voce
  • Uña Ramos: antara e kena
  • Beppe Quirici: basso elettrico
  • Elio Rivagli: batteria e percussioni
  • Gilberto Martellieri: tastiere
  • Vincenzo Zitello: arpa celtica
  • Fabrizio De André: voce in Questi posti davanti al mare
  • Francesco De Gregori: voce in Questi posti davanti al mare
  • Teresa De Sio: voce in La volpe


la biografia di
Ivano Fossati