MUSICA

Calypsos

Francesco De Gregori

recensione

Nel febbraio del 2006, a soli 11 mesi dal rocchettaro Pezzi, esce un altro album di Francesco De Gregori: Calypsos. Beh ... Non c'aveva abituato a questi ritmi! Certo che un album come questo, magari ogni giorno arrivasse...

Dice, lui, che ce l'aveva già in testa mentre era impegnato in Pezzi. Così è certamente: inciso in 15 giorni con l'aggiunta di altri 10 per il missaggio. Dice, sempre lui, che le intenzioni erano quelle di fare un disco "elementare, scarno, nudo come la copertina", mantenendo il più possibile l'atmosfera live con pochi tecnicismi da sala di incisione, molta acustica, amplificatori, poca consolle. E' proprio quello che passa ad un primo ascolto: intimità e rapporto reale tra la voce che esce dagli amplificatori e l'ascoltatore non mollano fino all'ultima traccia.

D'altro lui, il Principe, non dice mica molto, tanto per non smentire la sua proverbiale riservatezza. Certo! Il titolo ha forti attinenze con l'Odissea e l'abbandono della ninfa Calipso da parte di Ulisse: quindi amore (come fosse normale per De Gregori parlare d'amore.. per un album intero, poi!). Calypsos anche perchè è il ritmo che ha amato fin da bambino. Ma il significato vero di questo concept (perchè tale è) non lo dice mica!

Fosse semplicemente "amore" sarebbe banale, semplicistico, scontato e facile e, ascoltando una traccia dopo l'altra, ci si rende conto che qui si parla di vita, di consapevolezza di sè, di accettazione che non è sconfitta, anzi, è vittoria piena. De Gregori, quasi con una lezione zen, mostra come sia possibile buttare via il superfluo (giudizi, paure degli altri) ed andare all'essenza, aprirsi ai sentimenti. E' come ritrovare un amico con il quale si è condiviso un tratto di strada e scoprire quanto sia maturato, quanto sia diventato saggio e come abbia saputo buttar alle ortiche paure e corazze per presentarsi nudo, senza schermi o schemi ed anche nella musica, così piena, tonda, passano le stesse sensazioni.

Al cuore dell'album ci si avvicina a tappe, con pazienza. Cardiologia è la prima traccia, un vocabolo asettico per parlare di quel sentimento che per fortuna sconvolge tutti gli uomini, suscitando in ognuno reazioni diverse. Ci sono quelli che ci si buttano come in una battaglia senza esclusione di colpi, quelli che si rintanano a leccarsi le ferite. C'è chi cerca di scordarlo nella confusione della folla, chi si mette in gioco per conquistarlo e poi si sente perso se c'arriva, chi vuole colpire ad ogni costo e chi vorrebbe poter stravolgere l'universo per la persona amata. E gli amori passati che non passano mai

chè dell’amore non si butta niente

Ma questo è il prologo.... Della casa costruita da Francesco De Gregori abbiamo visto solo l'entrata, all'interno c'aspetta ben altro. Eppure (per fregargli le parole)

....è tutta una vita che passo da qua,
e ancora rischio di perdermi,
magari è questione di troppa sensibilità,
o sono soltanto motivi tecnici...

è La linea della vita

Questa scatola vuota
quest'anima nuda, questa retta finita,
quest'acqua che corre veloce in salita,
quest'anima forte e ferita

Quante volte abbiamo fatto gli stessi errori, siamo caduti nelle stesse trappole o ci sono state chiuse in faccia le stesse porte.

Con la terza traccia, La casa, un po' di luce appare all'orizzonte: no, non era solo d'amore che ci stava parlando.

La vita che continuiamo a costruire giorno dopo giorno è la nostra vera casa da condividere con le persone che amiamo. C'è chi la vuole sicura, protetta e se la fa di cemento armato, con piccole finestre che proteggano dai ladri, con la porta blindata. Fuori tempeste e terremoti, ma in questa casa nulla può entrare .. neanche i venti buoni e la primavera. C'è chi, poi, magari dopo un lungo percorso e dopo averla fatta e rifatta varie volte, s'accorge che è meglio aprire. Che entri il vento e la tempesta, ma che arrivi anche il sole. Che la casa cresca come una pianta e si modifichi con il tempo e con le nuove esperienze. Niente cemento e quattro porte

per i punti cardinali
che ci possa entrare il cane,
.............
quando sente i temporali ...

solo amore e speranza

e ci pianto quattro rose
e ad ognuna do il tuo nome
e le guardo arrampicarsi,
sopra il legno e sul cartone...

Ma la vita non è disgiunta dalla morte: è naturale anche se per la nostra cultura equivale a dolore, evento definitivo, fine di tutto. Attraverso quale percorso ci siamo staccati in modo tanto netto dalla normalità della morte? L'angelo arriva spesso nella nostra vita. A volte per offrirci da bere, quasi a calmare la sete della nostra disperazione, ma una volta sola nella nostra vita viene per

.... sciogliere
E non a legare
Sono venuto a sciogliere
E non a spezzare
......
E dice sono venuto a prendere
E non a rubare

Siamo arrivati al cuore di Calypsos in tutti i sensi: al centro delle tracce impresse sul cd, al centro della nostra traccia di umanità ed al centro del discorso che De Gregori ha introdotto in punta di piedi. La folgorazione per me è arrivata con In onda e penso d'aver sbarrato gli occhi e d'aver detto un silenzioso "Accidenti!".

La mia mente sogna
E sono fermo ai bordi della strada
E stranamente io
Non ho vergogna
Sto aspettando e sto chiamando
Che qualcuno mi risponda

La musica incede fluida, semplicemente maestosa sotto gli accordi di chitarra in primo piano, e la consapevolezza si fa strada. Abbiamo superato le lotte della vita, superata la convinzione che dobbiamo affermare noi stessi per emergere, vincere, non lasciarci calpestare. Abbiamo superato la convinzione che è necessario sprangarci nella nostra stessa vita, che la morte sia innaturale. Ora possiamo guardarci attorno, magari fermandoci al bordo di una strada senza vergognarci di ciò che gli altri possono pensare, attendendo che un nostro simile risponda al richiamo. Lasciamo aperte le quattro porte della nostra casa perchè siamo consapevoli che nulla ci può far del male ed accettiamo che il vento soffi, certi che prima o poi la tempesta finirà e tornerà il sole. Con dolcezza e sprecando il tempo possiamo viaggiare sulla cresta dell'onda della vita senza farci sballottare dai flutti.

Il mio nemico è in piedi ed io lo vedo ride
Fermo sulla sponda
Ed io lo guardo e gli sorrido
Mentre la mia nave affonda

consci del fatto che la nave affonda per tutti, prima o poi, e che non esistono vinti e vincitori .... solo uomini che portano a termine il loro naturale percorso.

Mayday: perchè lanci un richiamo di soccorso? La soluzione spesso è più semplice di quello che sembra

Per salvarti la vita devi uscire da qua
devi lasciare la vecchia strada e fare un passo più in là
la direzione nuova la devi scegliere tu
per salvarti la vita devi rischiare di più

troppo spesso siamo convinti di non aver scelta, ma la scelta c'è sempre, magari non esattamente quella che vorremmo ma c'è.

Dice, lui, che Mayday racconta il dopo di un amore finito: la vita stessa ci sembra finire e, con fatica e dolore, dobbiamo trovare strade nuove. Ma è davvero solo la storia di un amore? Io non ne sono troppo convinta e credo che, forse in senso lato, parla anche di tutte quelle svolte che, lungo il nostro percorso umano, ci troviamo ad affrontare.

Amore lo si può provare anche nei confronti di una città, magari di quella nella quale siamo nati, che ha visto le nostre ginocchia sbucciate, che ha fatto da sfondo alle nostre avventure: Per le strade di Roma, la traccia successiva, è proprio questo. Si può amare anche qualcosa che, se osserviamo con uno sguardo distaccato, non ci piace più. L'accettiamo come parte della nostra vita e della nostra crescita, anche con i suoi controsensi (i gabbiani che ormai risalgono i fiumi e s'addentrano nelle pianure), perchè è noi

Ci sono facce nuove
E lingue da imparare
Vino da bere subito
E pane da non buttare
E musica che arriva da chissà dove
E donne da guardare
Posti dove nascondersi e case da occupare

Ma dopo averci fatto riposare per un paio di brani, eccoquà! Ci risiamo!

Altro gioiello da ascoltare e riascoltare e riascoltare, ed ogni volta è una meraviglia, un chiedersi "come ha fatto a scrivere così?" E' la volta del De Gregori vecchio stile, criptico, sapiente e geniale nella scelta dei vocaboli: è Lui!

Regina del tempo
della sabbia e del vetro
della fine di tutti i numeri
e dell'inizio dell'alfabeto

perchè è la persona amata a tener prigioniero il nostro tempo, a farci vivere nel suo regno instabile come la sabbia ed incorporeo come il vetro: la persona che amiamo rappresenta il tutto e l'ancora di più. L'amore comunque noi gliel'offriamo e poi che ne faccia ciò che vuole,

meraviglia
o spettacolo banale
lacrime a rendere o scherzo di carnevale
neve di ferragosto, macchina per sognare
............
O come un ladro da quattro soldi
lo butti giù per le scale
perché nel buio non l'avevi visto
ma lo sentivi respirare,
e ti teneva sveglia per ore….

Ancora amore in chiusura dell'album ed è un cerchio che si chiude: se la prima traccia era dissacrante nel titolo, l'ultima lo è nel testo. Sembra chiederci scusa De Gregori d'esser stato troppo personale, troppo poeta.

Tre stelle è sfogliare un vecchio fumetto di Walt Disney, con Minnie e Topolino che arrivano nella loro macchinina rossa davanti ad un albergo a tre stelle, pulito, ordinato, con le caramelle sul cuscino, mentre la notte è stellata e profumata e la nostra vita scorre liscia e facile.

Rosalba Crosilla

Pubblicato 2006









Calypsos
Tracklist
  • 1.Cardiologia - 4:06
  • 2.La linea della vita - 4:57
  • 3.La casa - 3:35
  • 4.L'angelo - 3:38
  • 9.In onda - 5:24
  • 10.Mayday - 4:54
  • 11.Per le strade di Roma - 5:44
  • 12.L'amore comunque - 4:15
  • 13.Tre stelle - 3:13
  • Musicisti:
  • Francesco De Gregori - voce, chitarra acustica
  • Alessandro Arianti - pianoforte
  • Lucio Bardi - chitarra acustica, chitarra elettrica
  • Alessandro Svampa - batteria, tamburello, cajon
  • Paolo Giovenchi - chitarra acustica, chitarra elettrica
  • Guido Guglielminetti - basso, contrabbasso
  • Alessandro Valle - pedal steel guitar
  • Giacomo Pecorella - violoncello
  • Valerio Conti - viola
  • Maria Lisa Telera - viola
  • Giorgio Tentoni - violino
  • Fabrizio Bono - violino
  • Claudia Berté, Moira De Santi, Elsa Baldini, Lucy Campeti - cori


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