MUSICA

Wish You Were Here

Pink Floyd

recensione


La premessa ..

Il successo folgorante di “Dark Side of the Moon” (1973) stravolge completamente la vita del gruppo. Le tournee in tutto il mondo diventano una costante e l’afflusso di pubblico ai concerti è strabiliante; per discografici e promoter non sono nulla di diverso da un’ottima gallina dalle uova d’oro ed ormai “Dark Side of the Moon” ( rappresenta un punto di partenza: gli album futuri avrebbero dovuto essere “almeno” a quel livello ed avere “almeno” quel successo di vendite.

I Pink Floyd, ormai, sono il “MITO” e come tali non possono lasciar trapelare emozioni e paure; tentano di proteggere la loro vita privata, ma questo non fa che aumentare l’alone di mistero che li circonda. Ovviamente erano solo quattro ragazzi “geniali” proiettati in un mondo fasullo, consapevoli di vivere nell’incombente pericolo di  perdere del tutto il contatto con il mondo reale e di finire annientati com’era successo ad uno dei capostipiti, Syd Barrett.

Il solo fatto di spostare la “macchina” Pink Floyd rappresentava un’impresa. Ricordo che all’epoca si parlava di 20 Tir da 18 metri e d'uno staff di circa 200 persone. Nei loro concerti non c’era “solo” musica: suoni, psichedelia, effetti speciali erano parti integranti di una complessa architettura che, alla fine, dava vita al mondo dei Pink Floyd. Ogni piccolo particolare veniva organizzato e sincronizzato in modo maniacale per ottenere l’effetto voluto … ed a ogni concerto il gruppo si trovava davanti ad un pubblico vastissimo, informe ed indistinguibile visto dal palco, osannante ed urlante come fosse un enorme unico organismo  e dalle reazioni assolutamente imprevedibili. Bombardavano la folla di note e colori, tentando di costruire un ponte di emozioni, senza sapere mai se quel ponte sarebbe stato riconosciuto ed usato.

Proprio in questo periodo Waters comincia a “sentire” quel muro d'incomunicabilità che lo divide dal pubblico, muro che diventerà sempre più opprimente ed incombente fino a materializzarsi con “The Wall”. Stress ed una sensazione costante di dissociazione, spiazzamento totale, erano direttamente proporzionali al successo ed una sorta di impotenza ed inadeguatezza rendeva difficile dar vita ad un nuovo album: sarebbe stato all’altezza di “Dark Side”?

L’insieme di questi fattori determina una pausa di due anni nelle uscite discografiche, anche se nel frattempo vengono pubblicati la collection “A Nice of Pair” nel 1973 e l’antologia “Master of Rock” nel 1974. In questo periodo il gruppo compone nuovi pezzi e li presenta nei concerti come da abitudine, particolarità peculiare dei Pink Floyd questa, che proprio dal vivo provava e riprovava i “pezzi inediti”, li limava e li arricchiva, dando loro forma e colore anche attraverso l’atmosfera che la “macchina” Pink Floyd da una parte e gli spettatori dall’altra riuscivano a creare; così “Shine on You Crazy Diamond” venne presentato già nel settembre del 1974, alla Usher Hall di Edimburgo in Scozia ed “Have a Cigar” agli inizi del 75 in Canada.


L'idea...

Questo il clima di “Wish you were here”, questo il messaggio che si porta dentro.

La teoria più diffusa tende ad avvalorare l’ipotesi che si tratti di una sorta d’elegia a Syd Barrett, membro fondatore letteralmente scoppiato in pochi anni grazie all’intruglio devastante di stress ed acido lisergico. Certo, Barrett rimane una sorta di monito ben presente all’orizzonte del gruppo, il limite da non raggiungere ed a lui è sicuramente dedicata “Shine on You Crazy Diamond”, ma il resto è pura cronaca di sentimenti, stati d’animo e pensieri che accomunavano e contemporaneamente dividevano i Pink Floyd. L’atmosfera era tesa, ognuno prigioniero di una realtà falsata, ognuno profondamente solo, mentre il muro che divideva Roger Waters dal pubblico si stava alzando anche tra loro; difficilissimo lavorare assieme …. eppure il risultato finale è un concept profondamente vero e sentito non coralmente, ma da ogni singolo individuo, sulla propria pelle e con la propria sensibilità.

La corrente passa, il ponte tra noi e loro è saldo e sicuro. Sentiamo la loro amarezza, la disillusione, la paura, il dolore, il rimpianto e l’accusa feroce contro il fagocitante mondo degli affari. Non c’è rabbia viva, non c’è rivolta incondizionata, ormai non vedono vie d’uscita; sono bloccati nella rete di quella società fasulla contro la quale si ribellavano in “Dark Side of the Moon”, apparentemente perdenti, in realtà ora sono in possesso dell’unica arma efficace: la consapevolezza profonda.

I Pink Floyd sono cresciuti con dolore … come succede spesso….


La copertina...

Al solito, il primo assaggio sul contenuto arriva dal contenitore, che anche stavolta porta la firma del geniale Storm Thorgerson dello studio Hypgnosis (come per A Saucerful of Secrets (1968), Music from the Film "More" (1969), Ummagumma (1969), Atom Heart Mother (1970), Meddle (1971), Obscured by Clouds (1972), The Dark Side of the Moon (1973), Animals (1977) e A Collection of Great Dance Songs).

Messaggio oscuro, se vogliamo, colmo di implicazioni, “strano” per i ragazzi (come la sottoscritta) che, per la naturale mancanza di esperienza, riuscivano a vedere solo il “mito” Pink Floyd. Messaggio chiarissimo per quelli con qualche anno in più, che avevano voglia di capire e che non si fermavano all’apparenza delle cose.

E’ un’ode al fasullo ed al vuoto totale che porta in sé anche il monito (con la simbologia dei quattro elementi: Aria, Acqua, Fuoco e Terra) che uomini siamo, legati, volenti o nolenti, a questo pianeta ed alle sue semplici leggi.

Fasullo è lo scenario della copertina dove i due uomini s’incontrano e si stringono la mano: siamo negli studi della Warner Bross, non in una strada di una qualsiasi cittadina. Totalmente priva di significato la stessa stretta di mano tra l’uomo d’affari, sicuro di sé ( … o del proprio vestito?..) ma nascosto da un paio d’occhiali scuri, e la potenziale “star” da strizzare fino al midollo, leggermente chino in avanti come in un lieve atto di sottomissione, mentre sta già bruciandosi. Fuoco: uno degli elementi ma anche la raffigurazione dello sfruttamento del “mito” dal parte del business.

Fasulla l’idea che ci rimanda l’immagine sul retro: in un deserto (Terra) un uomo d’affari senza volto e senza corpo (le mani sono distinguibili solo perché indossano dei guanti bianchi) ci offre un vinile trasparente, stupido supporto di plastica per emozione vere.

All’interno la fotografia di un velo rosso spiegato dal vento (Aria) che spazza un pioppeto, mentre, quasi impercettibile, dietro al velo si intuisce la sagoma d’una ballerina.

La raffigurazione dell’ultimo elemento, l’Acqua, compare rimpicciolita sia sul retro della copertina interna, sia nella cartolina che accompagna l’album: Mono Lake, California, paesaggio immoto, un blu profondo e quieto colora cielo e acqua. Quasi lunari, pinnacoli di roccia si ergono dalla superficie del lago. Tra i pinnacoli, bloccata per sempre in una verticale perfetta, la parte inferiore del corpo di un tuffatore e, a sottolineare l’irrealtà di una scena senza tempo, l’assoluta mancanza di schizzi d’acqua.

La “macchina”, l’altra faccia della realtà, compare sulle etichette del vinile: due mani meccaniche che si stringono in un saluto ….


L'album...

Quattro note accennate da Gilmour alla chitarra … e nasce “Shine on you Crazy Diamond”. Non erano nulla, solo quattro note in una semplice sequenza. Sospese come se alla fine ci fosse un punto di domanda…..

L’idea iniziale era una lunga suite di “Shine”, che avrebbe occupato tutta la prima facciata del vinile, ed altri due pezzi: “Raving and Drooling” e “ You Gotta be Crazy”; ma, durante la lavorazione, il gruppo (e Waters in particolare) si accorge che l’anima dell’album sta proprio in “Shine” ed è quello il discorso da sviluppare quanto più possibile. Gli altri due pezzi non c’entravano per niente. Così “Raving and Drooling” e “ You Gotta be Crazy” diventeranno rispettivamente “Sheeps” e “Dogs” dell’album “Animals” (pubblicato nel 1977); “Shine” viene divisa in due tronconi principali che faranno da prologo e da epilogo al concept, e, con un incastro millimetrico, entrano “Welcome to the Machine”, “Have a Cigar” e “Wish you were here” … ed i sentimenti diventano musica.

Roger Waters è l’autore dei testi, mentre tutto il gruppo collabora alla costruzione dell’album dal punto di vista musicale. La formazione è la solita: David Gilmour, chitarra e voce; Roger Waters, basso e voce; alle percussioni Nick Mason e Richard Wright alle tastiere. Come sempre, quando c’è un sax, a suonarlo è Dick Parry e, come sempre, a dividersi i pezzi troviamo le voci di Waters e Gilmour. Tutti i pezzi meno uno: “Have a Cigar” e credo sia l’unico pezzo in assoluto dei Pink Floyd non cantato da uno di loro. Troppo alta la tonalità per Waters, decisamente impegnativo come pezzo, il gruppo decide di affidarne l’interpretazione a Roy Harper, presente in quel momento negli studi della EMI per una registrazione, amico di David Gilmour e musicista ed autore molto apprezzato nell’ambiente.


Shine On You Crazy Diamond

1° Parte

... vibrazione ... mentre cristalli di note si staccano da una immaginaria volta per cadere, al rallentatore ... all’infinito. Si alza il sintetizzatore di Wright e, lentamente, avanza “Shine”. La struttura musicale è estremamente complessa sotto il tema centrale che, se per qualche verso ci riporta all’atmosfera bucolica di Atom Heart Mother, nel contempo disegna paesaggi lunari a gravità zero.

E’ Gilmour, con il suo tocco nitido e deciso, che apre il viaggio ( …… ma verso dove? …), in incredibile contrasto con la palude che le tastiere cupe formano ai nostri piedi… un buco nero, il vuoto totale … e noi siamo sull’orlo dell’abisso, appesi alle note di una chitarra.

2° Parte

Cambio

… Le quattro semplici note di Gilmour (che entreranno nella storia), piene e tonde, ripetono una domanda senza risposta e spaccano il quadro. Le percussioni si fanno strada possenti e di nuovo si profila il tema centrale. Il tentativo di mantenere un seppur flebile contatto con il resto del mondo è evidente: dolore e disperazione, vuoto e ricerca di un barlume di luce …

Ci sarà alla fine?

Inseguendo quel sottile nastro di note arriveremo ad una qualsiasi via d’uscita?

3° Parte

E’ il suono lento e morbidissimo del sintetizzatore di Wright ad infonderci nuove emozioni, poi lascia il campo alla chitarra disperata di Gilmour … ed il sentiero sembra nuovamente perduto …

4° Parte

..... “Remember when you were young, you shone like the sun...”

ed a destra si alza la risata di un folle ... La voce di Waters si sposa perfettamente con gli strumenti: ognuno è perso nel proprio mondo, ognuno chiuso nella propria personale disperazione eppure assieme raggiungono una potenza espressiva unica …

“Shine on you crazy diamond ....”

ed ogni parola si rifrange più volte, rendendo ancora più perfetta l’immagine del diamante splendente di follia in un universo di tenebra.

(… che sia la pazzia la via d’uscita? Che possa questa trascinarci verso la luce? Il “rifiuto” può diventare “salvezza”?….)

5° Parte

E’ la volta del sax struggente di Dick Parry: altro idioma, note e toni al posto delle parole, ma il significato ed il messaggio non cambiano …. Finchè anche lui si allontana solo, come un clochard o un Don Chisciotte, urlando alle fredde tenebre il suo atto d'accusa contro il mondo ….


Welcome to the Machine

Senza palesi passaggi ci ritroviamo nella “macchina”, sentiamo il pulsare cupo del suo motore...

... chitarra ... 3 contropennate, ed alla quarta ...

“Welcome my son, welcome to the machine ... “

mentre i pistoni sordi ci rimbombano da un orecchio all’altro e la sua meccanica energia si sprigiona in sbuffi di vapore.

Tutto l’universo sembra un enorme congegno metallico che riesce a regolare anche il battito del nostro cuore, ci lobotomizza indirizzando i nostri pensieri verso mete stabilite, cercando di camuffare la sua meccanica e cupa voce tra i suoni di strumenti … Una chitarra, persa tra vibrazioni ed esalazioni letali, cerca di farci rimanere umani, ma siamo incanalati in un dedalo, scorriamo dentro a vene artificiali, siamo noi la linfa vitale della "macchina"… Vediamo il suo corpo tentacolare e ne siamo prigionieri …

E la folla scende, ridendo, dalla macchina, felice, annullata….


Have a Cigar

Imperioso il ritmo segna il tempo della nostra vita...... Ah! Dio Danaro ... lo stesso di Money, che torna. E’ sempre lui a comandare il gioco. Voce suadente, gentile ... sorridente! Ci circuisce e ci frastorna tra complimenti e promesse.

“ Te l’abbiamo detto come si chiama il gioco? Cavalcare l’onda dei facili guadagni ...

ma, in sottofondo, la catena di montaggio continua a sfornare soldi fatti con la nostra pelle …

Uno strumento sopra l’altro, perentori tutti e tutti mascherati da un’allegria fasulla che, come se le cuffie andassero in corto, si spegne …. a destra …


Wish you were here

... lasciando il posto alla musica di una chitarra trasmessa da una radio ...

Colpo di tosse a sinistra, sospiro.....ed accanto a noi c’è David Gilmour, talmente “presente” che sembra di poterlo toccare. Sentiamo le sue dita sulle corde e sembra di vederle … a sinistra sempre la radio: suonano lo stesso pezzo, si scambiano battute e l’effetto è ancora oggi sorprendente.

… so ...
... so you tink you can tell
Heaven from Hell ...
blu sky from pain …”

Come sempre le mani e la voce di Gilmour riescono a dare un'anima ai nostri ricordi, con dolore, con rabbia, ma finalmente con la pienezza della nostra umanità.

“How I wish, ...
how I wish you were here ...”

Solo lui.. la sua chitarra accompagnata da uno sfondi di percussioni e da un synt tondo …


Shine on you crazy diamond

6° Parte

Un vento gelido, incessante, che spazza la voce e tutto ciò che trova sul suo cammino. Il basso comincia a disegnare l’orizzonte; toni cupi rimbombano nelle nostre menti ed il sintetizzatore urla sulle ali di quel vento al quale sembra aver strappato la voce. Il suono riverbera in mille scaglie e l’universo dei Pink Floyd continua a fluttuarci intorno e ci trapassa…

7° Parte

Wright vola sul tema centrale e le sue note continuano a rinfrangersi: il pazzo diamante ha spezzato l’oscurità ed ora splende, nel suo dolore e nella sua follia.

“Nobody knows where you are, how near or how far...”

E’ la rivalsa dell’uomo sulla macchina, del dolore sull’insensibilità.

8° Parte

Note di chitarra ci cadono addosso come pioggia. Stonati gli altri strumenti parlano di una  solitudine cosciente, mentre da pioggia la chitarra ora "diventa" sprazzi di luce ed è ancora speranza.

9° Parte

Sale il synt nuovamente, ora consapevole. Lenta e piena la musica segna il nostro passo lungo un percorso difficile, solitario, ma che, nel contempo, ci rafforza...

... e all'improvviso, come se ci trovassimo davanti ad una vallata inondata di luce, il nostro viaggio finisce ….

Rosalba Crosilla

Pubblicato nel 2003 - rivisitato nel 2012

Wish You Were Here - front

Wish You Were Here - front

Wish You Were Here - back

Wish You Were Here - - back





Tracklist
  • 1- Shine On You Crazy Diamond
  • ....................Part I (Wright/Waters/Gilmour) ( 0:00...)
  • ....................Part II (Gilmour/Waters/Wright) (...2:09...)
  • ....................Part III (Waters/Gilmour/Wright) (...3:54...)
  • ....................Part IV (Gilmour/Wright/Waters) (...6:27...)
  • ....................Part V (Waters) (...8:42...)
  • durata ............... 13:32
  • 2- Welcome To The Machine (Waters) 7:33
  • 3- Have A Cigar (Waters) 5:24
  • 4- Wish You Were Here (Waters/Gilmour) 5:17
  • 5- Shine On You Crazy Diamond
  • ....................Part VI (Wright/Waters/Gilmour) ( 0:00...)
  • ....................Part VII (Waters/Gilmour/Wright) (...4:55...)
  • ....................Part VIII (Gilmour/Waters/Wright) (...6:24...)
  • ....................Part IX (Wright) (...9:03...)
  • durata ............... 12:29
  • Durata totale: 44:16
  • LA FORMAZIONE
  • David Gilmour – vocals, guitar, lap steel guitar, EMS Synthi AKS, keyboards, tape effects
  • Roger Waters – vocals, bass guitar, guitar, EMS VCS 3, tape effects
  • Richard Wright – keyboards, EMI VCS 3, clavinet, background vocals
  • Nick Mason – drums, percussion, tape effects
  • Additional musicians
  • Dick Parry – saxophone on "Shine On You Crazy Diamond"
  • Roy Harper – vocals on "Have a Cigar"


Wish You Were Here -  interno

Wish You Were Here - interno


Wish You Were Here - : interno

Wish You Were Here - : interno


Wish You Were Here - etichetta del vinile

Wish You Were Here - etichetta del vinile






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Syd Barrett

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Storm Thorgerson con Waters e Gilmour

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